Trapianto Cardiaco, il Paziente muore dopo pochi giorni.
Notizia riportata da tutti i media con enfasi, e la Ministra della Sanità Lorenzin che afferma “… non si può morire di trapianto di Cuore..”
Forse si è confusa, non si può morire di trapianto di capelli, di pelle, di matrice ossea, su questo avrebbe ragione, ma sul trapianto di Cuore ha le idee confuse.
Il Trapianto Cardiaco è un intervento complesso, anche se non il più complesso, che coinvolge mediamente 40 operatori tra medici, paramedici, tecnici specializzati ecc, ed ha una “filiera” complessa che posso riassumere così:
-individuazione del donatore ed espianto del Cuore
-cardioplegia del cuore espiantato, cioè paralisi del muscolo cardiaco per proteggerlo dalla mancanza di flusso sanguigno
-ibernazione del cuore paralizzato a 4° C
-Trasporto al centro trapianti
-Intervento sul Paziente ricevente con ipotermia profonda, circolazione Extracorporea assistita e reimpianto del cuore del donatore
-ripristino della circolazione spontanea con riscaldamento progressivo e riattivazione del battito del nuovo cuore
Ogni passaggio di questa “filiera” nasconde innumerevoli insidie, ed è per questo comprensibile che si manifestino complicanze anche mortali. Bisogna inoltre considerare che il soggetto che viene trapiantato ha alle spalle una storia lunga di malattia, che solitamente coinvolge polmoni, fegato, reni, circolazione, cervello ecc.
Se come dichiarato dal Direttore del Centro Nazionale Trapianti, Alessandro Nanni Costa, il cuore del donatore era idoneo, e ciò è confermato dai medici del San Camillo che hanno eseguito l’intervento, ben si capisce quali e quante incognite possono aver portato all’ insuccesso e al decesso del Paziente.
Dr Guidalberto Guidi